Studio I è una composizione in cui Stockhausen cerca di trasferire il pensiero seriale finalmente nel
dominio della sintesi additiva.
Il vero problema, come diceva Schönberg, è la scelta. Quando si ha a che fare con una scrittura fatta
di sinusoidi è scegliere le frequenze. Quale criterio scegliere per organizzare le frequenze? Non è
tanto un problema di serializzare, perché la serie tutto sommato è una sequenza di indici, ma quanto
a cosa puntano questi indici, a quale materiale preorganizzato fanno riferimento.
In questo caso ogni mistura, cioè ogni insieme di suoni sinusoidali, fa riferimento a una serie di
frequenze in rapporto armonico.
La struttura del pezzo è rigidamente gerarchizzata, anche se il fatto di avere misture molto diverse
per numero di oscillatori impegnati e materiali di base molto diversi che cambiano da sezione a
sezione, ha come risultato un effetto molto più caotico rispetto a quanto accade in Studio II.
Come è organizzato questo pezzo:
Partendo dal livello generale, cioè la forma complessiva, che è articolata in una sequenza di sezioni.
Queste sezioni sono a loro volta organizzate in frasi che possono essere collocate in un rapporto di
simultaneità e quindi polifonia, oppure possono essere giustapposte cioè collocate in un rapporto di
consequenzialità temporale.
Ciascuna frase è costituita da un certo numero di misture di base che sono fatte di un numero
variabile di oscillatori.
La frase a sua volta è strutturata, per un'esigenza si sviluppo, in questo modo:
In questo pezzo la stessa serie determina una serie di elementi che sono però gerarchizzati, ordinati l'uno sull'altro, dal dettaglio a un livello superiore più astratto:
Questo aspetto ci interessa particolarmente perché ci fa capire meglio come la serie in sé non sia
altro che una sequenza di indici in sé astratti che hanno bisogno di un materiale preordinato posto in
forma di scala a cui questi indici possano essere associati per la scelta di un elemento piuttosto che
un altro all'interno della scala.
Mentre la sequenza seriale applicata alle frequenze, cosa abbastanza familiare perché tra frequenze
e note la differenza è minima, il fatto che queste serie possano anche applicarsi a cose che non
hanno niente a che fare con le note, come per esempio il numero di timbri per ogni frase, ci fa
capire che si tratta di un principio astratto, ordinatore, che non ha alcun residuo tematico, come
poteva essere in alcune opere tardive di Schönberg o Berg.
Concezione della serialità come principio ordinatore astratto il cui ambito di applicazione dipende
da quella famosa scala soggiacente, sottesa, di cui abbiamo parlato prima, che nel caso della
dodecafonia è il totale cromatico delle dodici altezze ordinate in scala, invece per Stockhausen
corrisponde a scale di elementi eterogenei che a volte posso scale qualitative, per esempio:
Si tratta di decisioni puramente qualitative. Non c'è una quantità da serializzare ma una modalità. Questo ci fa capire meglio di ogni altra cosa che cosa sia questa matrice seriale che sta alla base del lavoro di Karlheinz.