I trattati greci sulla musica non hanno lo stesso significato che gli diamo noi oggi. Essi sviluppavano soprattutto il problema della suddivisione dell'ottava e la teoria degli intervalli.
Una traduzione millenaria pone all'origine della trattistica greca il nome del filosofo e matematico Pitagora. A lui è fatta risalire l'adozione del monocordo per definire i rapporti degli intervalli consonanti mediante la suddivisione di
una corda. Pitagora non lasciò scritti.
Il primo studioso di musica da un punto di vista teorico e tecnico, nonché il primo musicologo dell'antichità viene considerato Aristosseno di Taranto. I suoi studi individuarono alla base del sistema musicale greco, il tetracordo, una
successione di quattro suoni discendenti compresi nell'ambito di un intervallo di quarta giusta. I suoi estremi erano fissi, quelli interni erano mobili. L'ampiezza degli intervalli di un tetracordo caratterizzava i 3 generi della musica
greca: diatonico, cromatico, enarmonico. Il tetracordo di genere diatonico era costituito da 2 intervalli di tono ed uno di semitono. Il tetracordo di genere cromatico era costituito da un intervallo di terza minore e 2 intervalli di
semitono. Il tetracordo di genere enarmonico era costituito da un intervallo di terza maggiore e 2 micro-intervalli di un quarto di tono. Nei tetracordi di genere diatonico la collocazione dell'unico semitono, distingueva i tre modi:
dorico, frigio e lidio. Il tetracordo dorico aveva il semitono al grave ed era di origine greca. Il tetracordo frigio aveva il semitono al centro ed era di origine orientale, come il tetracordo lidio in cui il semitono stava all'acuto. I
tetracordi erano, di solito, accoppiati a due a due; potevano essere disgiunti o congiunti. L'unione di due tetracordi formava una harmonia.
Nell'epoca ellenistica romana i trattati furono numerosi. I cori greci venivano intonati all'unisono con una sola melodia.